Effetti collaterali da Covid 19. La nostra capacità di reagire

 

Il bambù che si piega è più forte della quercia che resiste . 

( proverbio giapponese anonimo )

 

Non si sa ancora quali saranno gli effettivi danni psicologici che ha scatenato il Covid 19 e la condizione di pandemica angoscia sociale che ha coinvolto l’intero globo terrestre.

Covid 19: ansia, sconvolgimento emotivo, incapacità a reagire

Abbiamo iniziato a percepire come la pandemia può influenzare il nostro stile di vita, presente e futuro, anche perché non sappiamo quando potremo tornare alle nostre vite di un tempo. 

Il prima e il dopo Covid 19

Ma ecco dove sta l’errore, è scritto vite di un tempo, quindi qualcosa di trascorso, che non è più esistente che ha lasciato spazio al presente attuale. Che ci piaccia oppure no, dobbiamo fare i conti con questo presente di oppressione e spossatezza e non pensare ad un ritorno, a ciò che è stato, perché quello è un passato oramai trasformato dal presente che stiamo vivendo ogni giorno. Non è forse neppure un problema questo, ma lo diventa se crediamo nella immutabilità di un sistema che per definizione nasce aperto ed in continua trasformazione come quello umano. Fin da quando nasciamo, iniziamo a cambiare e trasformarci in altro. Ogni fase della nostra vita è segnata da un cambiamento che ne garantisce la continuità e la sopravvivenza. Dunque anche questa condizione sociale traumatica ci sta chiedendo una trasformazione. I fattori di stress causati dal Covid ci impongono di cambiare prospettiva per continuare a vivere e andare avanti. 

Alcuni spunti e consigli dello psicologo per orientare la terapia di intervento e affrontare sintomi e stress da Covid

Per gestire lo stress traumatico causato dal Covid il consiglio della psicologa è di essere resilenti. La resilienza è la capacità di essere flessibili e di adattarsi rapidamente a circostanze mutevoli. Nonostante la persona si rende conto che sta vivendo una situazione stressante, riesce a concentrarsi e ad essere in grado di reagire e di rispondere con forza emotiva e mentale. Gli effetti di un evento vissuto in modo traumatico possono portare ad una crescita positiva (Tedeschi & Calhoun, 2004) e rafforzano le capacità della persona di gestire le avversità future. Inoltre permette di apprezzare maggiormente la vita, generando un senso di competenza e resilienza emotiva come risultato dell’esperienza. 

La paura come elemento positivo per la gestione razionale dei sintomi da Covid

E’ importante notare che la paura è una risposta automatica alla percezione del pericolo e non è un segno di debolezza. La paura può essere utilizzata per avere prudenza, aumentare l’allerta e mobilitare una grande forza. I momenti di crisi possono smuovere l’incredibile forza dell’istinto di sopravvivenza. In circostanze stressanti la nostra risposta può derivare da un atteggiamento di forza e dal controllo di questa forza, dalla lucidità e da un aumentato senso di allerta. 

Le risorse di sopravvivenza in una situazione di stress, ansia, angoscia

Se Noi ci concentriamo soltanto sul pericolo, tendiamo a sentirci deboli, vulnerabili e fuori controllo. Se ci concentriamo sulla nostra capacità e abilità di rispondere alla situazione, ci sentiamo più equilibrati, in controllo e forti. Questo è il motivo per il quale è importante non pensare solo al pericolo e alla paura del contagio, ma anche alla nostra capacità di autoregolare le nostre relazioni e i nostri comportamenti in funzione della pandemia. Una psicoterapeuta che sostiene una persona in un periodo come questo, si concentra aiutando a capire in che modo un individuo o un gruppo reagisce, che strumenti usa per resistere e che risorse ha scoperto di possedere. 

(Hai imparato qualcosa di nuovo o diverso su di te dopo aver fatto questa esperienza? Hai percepito i tuoi limiti ma anche le tue risorse? Hai scoperto la tua capacità di  riconoscere e adattarti a varie situazioni fluttuanti richieste?). 

Uno psicoterapeuta offre una spinta a cambiare mentalità, prospettiva e accompagnare repertori comportamentali, se e quando è necessario. Permette di rendere consapevoli dei pensieri e dei sentimenti nel presente. 

Fa spostare l’attenzione intenzionale dal passato o dal futuro al presente. Fa trovare percorsi alternativi dalla perdita della zona comfort, verso gli obiettivi desiderati. Incoraggia il paziente ad essere aperto e accettare le esperienze emotive, tollerare il disagio e la frustrazione. Costruisce insieme ad una persona richiedente aiuto, un piano terapeutico che ha come obiettivo quello di essere disposti ad affrontare situazioni difficili e intraprendere compiti impegnativi, che comportano incertezza e rischi. Insegna a considerare i fallimenti come “opportunità di apprendimento” e non come punti di arrivo. Insegna a diagnosticare i fallimenti in modo da poter vedere i potenziali ostacoli e battute d’arresto in arrivo per evitarli. Insegna a risolvere le situazioni. 

Del resto oggi più di ogni altro tempo stiamo sperimentando tutti – nessuno escluso – che siamo vulnerabili e qualcun altro può vedere meglio di noi le circostanze presenti, che possono innescare ricordi irrisolti del passato che peggiorano le cose di oggi.

Si rischia di non chiedere aiuto anche avendone bisogno per una serie di motivi come questi: 

  • Sentirsi troppo indipendenti e troppo sicuri di sé;
  • Non vogliamo apparire deboli, ignoranti o incompetenti;
  • L’insicurezza può significare isolarsi e soffrire in silenzio.
  • È importante che le persone prendano un rischio pianificato (a chi chiedere aiuto). 

Quando non si può  più cambiare la situazione, non resta che cambiare se stessi.

(Victor Frankl)

Il trauma è una realtà della vita ma non per questo dev’essere una condanna  a vita. 

(Peter A. Levine)

 

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