Tecniche di Psicoterapia Familiare

Cosa fa lo Psicologo per la Famiglia e le Relazioni Familiari

La Teoria Sistemico Relazionale

 

Secondo la teoria sistemico relazionale, l’individuo impara l’approccio alla vita e al mondo attraverso la relazione con se stesso e con gli altri dentro il suo contesto di relazioni familiari.

In sintesi ecco cos’è la psicoterapia sistemico relazionale, lo studio dell’apprendimento sistemico che accompagna e condiziona ogni nostra scelta di vita. Dunque, durante la durata della terapia sistemico relazionale è auspicabile  intervenire in un’ottica preventiva, quando è possibile, oppure costruire un piano di intervento lavorando insieme alla famiglia nel terreno di appartenenza relazionale. 

Per quello che si usa chiamare psicoterapeuta familiare, la famiglia è il contesto ideale da cui osservare la panoramica delle dinamiche in atto e i giochi relazionali che coinvolgono tre generazioni.  

 

Uno psicoterapeuta che si occupa di relazioni nelle famiglie fa questo. 



Tiziana Compagno dott.ssa Psicologa, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale con sede principale a Palermo. 

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Psicoterapeuta Tiziana Compagno

Le tecniche di Terapia Sistemico Relazionale

In accordo con la persona che si rivolge al terapeuta, si entra nel contesto delle relazioni del sistema familiare e si analizza il contesto specifico usando come chiave d’ingresso il sintomo del paziente portato in terapia come la depressione, la dipendenza affettiva, da sostanze, dal gioco d’azzardo, dall’abuso di siti a rischio, dagli attacchi di panico o d’ansia, di disturbi nelle relazioni con i familiari o nella coppia o dei figli con i genitori. 

Il più delle volte il paziente è portatore soltanto del malessere sistemico ed ha bisogno di svincolarsi da certe dinamiche relazionali familiari che hanno consentito ai membri della famiglia un macabro gioco di specchi e di equilibri instabili che ne hanno alla fine condizionato la sua qualità della vita. 

I processi disfunzionali paradossalmente (casi di  dipendenza da parte di un figlio adolescente, anoressia o bulimia da parte di una figlia, episodi seri di aggressività tra pari, processi di disattenzione, situazioni di disturbi psicosomatici fino ad arrivare al possibile tentativo di suicidio) possono anche essere utili nel porre fine a una stabilità inappropriata, non salubre, provocando una rottura dell’equilibrio e un cambiamento di secondo ordine, cioè un cambiamento strutturale del sistema delle relazioni che ne modifichi la forma. 

Il modello sistemico familiare relazionale interviene e agisce muovendosi continuamente su un asse temporale che coinvolge almeno 3 generazioni inquadrando il vissuto del paziente trattato in uno spazio di intervento più ampio attraverso quelle fasi evolutive che segnano i passaggi di vita di ognuno di noi.

Ogni fase richiede precisi compiti evolutivi e ha una certa stabilità strutturale, mentre nei periodi di transizione si verificano profonde trasformazioni psicologiche e strutturali. L’utilità del modello del ciclo di vita consiste non tanto nell’identificare la fase in cui si trova la famiglia nel qui ed ora, ma nel poter osservare come viene affrontato il cambiamento e la riorganizzazione da una fase ad un’altra. 

La riorganizzazione richiesta nel passaggio da una fase evolutiva ad un’altra. 

In queste fasi gli elementi coinvolti possono attingere a delle forme dinamiche relazionali che creano il malessere, un esempio tra i più frequenti è il processo di Triangolazione. L’aspetto patologico della triangolazione intergenerazionale risiede nel fatto che le risorse psicologiche ed emotive del bambino vengono utilizzate per regolare il conflitto tra adulti, a scapito dei suoi bisogni evolutivi, che per venire accolti e soddisfatti necessitano della sintonizzazione affettiva da parte degli adulti. 

Dal punto di vista terapeutico quindi si devono sempre tenere presenti tre piani generazionali, la famiglia di origine, la famiglia nucleare, la coppia, i figli e il sistema di appartenenza e valutare se il bilanciamento tra l’appartenenza e lo svincolo permette ai tre piani di rimanere ben distinti. Il terapeuta infatti ha il compito di osservare tale spazio sistemico e individuare le dinamiche che favoriscono un processo di differenziazione l’angolo di deviazione e costruzione di anomia personale, tenendo conto delle modalità alimentate da comportamenti che non favoriscono un processo di cambiamento e trasformazione.

Come curare le relazioni